Dal 2 gennaio 2022 gli Emirati Arabi Uniti hanno adottato la settimana lavorativa ridotta, al fine di migliorare l’equilibrio tra tempo di lavoro e vita privata, aumentare la produttività e sostenere la ripresa economica. La scelta della settimana breve, dal lunedì al venerdì all’ora di pranzo, al momento è stata adottata soltanto nel settore pubblico, ma è destinata nel tempo anche a quello privato, portando gli Emirati Arabi Uniti ad essere una delle prime nazioni al mondo ad innovare lo standard lavorativo, con un orario di lavoro pari a 38,5 ore settimanali. L’idea di sostenere il passaggio a una settimana lavorativa più breve sta da qualche tempo guadagnando terreno in tutto il mondo anche alla luce della verifica sul campo effettuata da alcune aziende (da ultimo Atom Bank in UK e Microsoft in Giappone, oltre alle storiche esperienze effettuate dal governo islandese tra il 2015 ed il 2019 che hanno riguardato numerosi luoghi di lavoro del settore pubblico in cui è stata ridotto l’orario di lavoro da una a quattro ore settimanali senza perdita di stipendio) che ne hanno tratto vantaggio in termini di produttività individuale, riduzione di errori sul lavoro e, non da ultimo, aumento del benessere psico-fisico del proprio personale.
La riduzione dell’orario di lavoro ha una lunga storia se si pensa che si è passati da un numero medio di ore settimanali lavorate in tutto il mondo di circa 70 nel 1800 a 60 nel 1900, e poi ad una media di 50 negli anni ’50. Nel 2019, anche grazie alla normativa di contenimento che quasi tutte le nazioni hanno adottato, le ore medie lavorate dai dipendenti sono state circa 40. Non può non tenersi in conto che, come gli economisti hanno evidenziato, la tendenza alla riduzione dell’orario è strettamente collegata alla crescita del c.d. “salario orario reale” cioè la paga che una persona può aspettarsi di ricevere in considerazione dell’effettivo potere d’acquisto della moneta. Soltanto dove il salario reale cresce, i lavoratori tendono a preferire più tempo libero rispetto al tempo di lavoro. Ciò spiega il rallentamento del tasso di diminuzione delle ore lavorate dal 2009 nella maggior parte delle economie mondiali: dovuto, almeno in parte, alla stagnazione della crescita dei guadagni reali anche a causa della crisi finanziaria mondiale esplosa proprio in quegli anni ed i cui effetti sono ancora persistenti. Proprio per evitare la “stagnazione”, la sfida degli Emirati Arabi Uniti trova il suo punto di forza in un assioma economico secondo cui se un minor numero di ore aiuta ad aumentare la produttività e quindi la crescita salariale, l’aumento della produttività inizialmente contribuirà a “finanziare” la settimana lavorativa più breve. A lungo termine, quindi, a seguito dell’aumento della produttività a fronte di un minor numero di ore di lavoro necessario a produrre la stessa quantità di output economico, aumenteranno anche i livelli retributivi reali. Salari reali più elevati consentiranno ai lavoratori di aumentare i livelli di consumo pubblico, di godere di più tempo libero e, potenzialmente, di investire maggiormente nella salute, nell’istruzione e nel benessere in generale.